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10 luglio 2011

Denpa Onna To Seishun Otoko - Serie Conclusa

Eh? È finito? Davvero quello era l'ultimo episodio? Quindi finisce così? Un attimo che controllo meglio... "12 episodi" si, è finito. Ma dov'è il finale?


Io ci ho sperato fino all'ultimo in questa serie e sono arrivato alla conclusione che dev'esserci un significato nascosto. Tanto nascosto che non l'ho ancora trovato.

Solitamente quando vedo una serie realizzata dalla SHAFT ho subito dei pensieri positivi, ma anche uno studio con una così alta percentuale di anime d'alta qualità, ogni tanto, può fare uno scivolone.
Certo, non è propriamente il caso di questo Denpa Onna to Seishun Otoko. Non si tratta di uno scivolone, ma di uno slittamento del piede con tentativo di afferrarsi al corrimano all'ultimo istante.
Ed è ancora lì, in sospensione tra il cadere ed il restare in piedi, solo che la serie è finita.

Non ho alcun dubbio che Denpa Onna to Seishun Otoko sia un'opera da significati molteplici, legati alla difficoltà di ciascuno di noi nell'affrontare la vita, nel relazionarsi con gli altri e nel credere in se stessi.
Il problema è la quantità di elementi estranei che raccontano questi valori, l'intero anime è saturato di elementi moe e quella che sembra essere la trama principale nei primi episodi crolla rovinosamente a metà serie.


Se vogliamo escludere l'analisi dei significati sociali di questa serie tv, questo anime dimostra avere una trama involutiva. Al contrario di molte altre buone opere (Monster di Urasawa, per fare un esempio), qui la trama parte dalla sensazione di essere molto complessa, ma con il proseguire degli episodi va via via semplificandosi, distruggendo gradualmente tutte le aspettative.

Tutte le cose interessanti che sarebbero potute accadere, non accadono. Quasi vi fosse un preciso intento da parte degli autori d'indispettire il pubblico o, forse, un monito per riportare la gente con i piedi per terra e sottolineare quali siano le vere sfide della vita.

Quale che fosse l'intento ultimativo di chi ha scritto la sceneggiatura (Yuniko Ayana, che si occuperà anche della sceneggiatura della seconda serie di Last Exile) il risultato risulta incompreso ai più, difficile da digerire ed un po' indisponente.

Ma dunque, questo Denpa Onna to Seishun Otoko, a conti fatti, com'è?
La risposta migliore che posso dare è: "Poteva essere meglio".
Ci sono dei buoni dialoghi, delle scene divertenti, uno stile molto accattivante, dei personaggi buffi ed un mucchio di buone idee sparse qua e la. Ma manca una trama che sia più di un semplice susseguirsi di eventi. Forse è proprio questo distacco tra "ciò che poteva essere" e "ciò che è" a inficiare maggiormente sul giudizio, ma tant'è che questo anime non mi ha convinto del tutto.

1 commento:

  1. L'ho appena finita di vedere. Beh penso che sia piuttosto semplice in realtà il significato. Diciamo che nell'episodio 12 in cui va a riprendere il padre della tizia alta, quello che gli dice per convincerlo svela un po' tutto.

    Il racconto parte affrontando le problematicità e le "diversità" delle psicologie nei vari personaggi. Inizialmente da un punto di vista esterno, in cui le diversità\problematicità non sono comprese e ci suscitano quella sensazione di stravaganza che le rende comiche quanto insensate. Proseguendo il protagonista si immerge in queste problematicità\diversità instaurando dei rapporti sociali sempre più stretti, al punto che possiamo anche immaginarci le cause oggettive che portano un personaggio o l'altro a farsi certi problemi (nell'episodio in cui la ragazza alta invita a casa il protagonista parla ci fa capire qual'è il suo problema. Così come nell'episodio in cui il protagonista va a vedere la partita di basket della tipa col casco, anche lì il problema viene in qualche modo "psicoanalizzato". Poi chiaramente ci sono i fatti della ragazza coi capelli blu, ma anche tanti personaggi secondari come la nonna, la mamma, il padre di quella alta, il tizio coi razzi, la lanciatrice.... quasi a voler puntualizzare che la diversità\problematicità ci riguarda tutti). Tuttavia nell'arco dell'anima ci si rende conto che questa visione oggettiva, psicoanalitica, non basta per trovare una soluzione ma serve solo per descrivere uno stato di cose, e che molto spesso non questo stato di cose non dice niente circa il modo con cui le persone vivono quei momenti. Ed è qui che il discorso che fa al padre della tizia alta (di cui sopra) è rivelatore. Gli dice che talvolta il credere nell'illusione ci permette di andare avanti, che può quindi avere un senso positivo (e lo dimostra durante tutto l'anime, quando si mettere sullo stesso livello delle persone con le quali interagisce). L'introduzione della tizia col casco e i capelli bianchi è proprio questa illusione nel quale l'anime stesso (diventando quasi meta-racconto) ci dice di credere, ribaltando il senso che fin lì aveva fatto intendere dà, per così dire, illusione che deve essere trasformata in realtà a realtà che diventa illusione. Si chiude un cerchio. Secondo me è carino, mi ricorda molto "welcome to the nhk" :D. Poi vabbè, le animazioni, le gag kawaii son fatte veramente bene... purtroppo col format dei 12 episodi o poco più non approfondisci niente, e quasi tutto, in questi casi, può essere fatto meglio... però è carino, crea quella dipendenza dai personaggi che poi ti mancano quando l'anime finisce.

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