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29 maggio 2011

Recensioni letterarie: La fine del Mondo e il Paese delle Meraviglie

Questa volta il momento dell'alta cultura si occupa di uno dei miei autori contemporanei preferiti: Haruki Murakami con un suo nuovo, splendido, racconto.


Avevo già apprezzato molto questo autore in passato grazie a libri come Norvegian Wood o After Dark ed ero rimasto molto colpito dal modo in cui riesce a caratterizzare i suoi protagonisti e dall'originalità delle sue storie. Ora Murakami ci proietta in un presente alternativo, in cui due storie apparentemente slegate si alternano di capitolo in capitolo.

E, come il titolo suggerisce, le due storie in questione sono "La fine del Mondo" e "Il paese delle Meraviglie". Nel primo il protagonista arriva in una città protetta da una possente muraglia, in cui per entrare deve essere staccato dalla sua ombra. Qui verrà incaricato da un misterioso e burbero Guardiano di leggere i sogni impressi nei teschi degli unicorni, in una perfetta utopia in cui non esistono ne gioia ne tristezza. Nel secondo ci troviamo invece nell'odierna Tokyo, in cui il protagonista è un cibermatico del Sistema, una colossale organizzazione che si occupa di proteggere dati sensibili; in continua lotta con la Fabbrica ed i suoi semiotici, specializzati nel furto di informazioni.

Non veniamo mai a conoscenza del nome proprio dei protagonisti dei due racconti, così come di nessun altro personaggio nell'intero libro. Sono semplicemente "la ragazza grassa", "il Professore", "il Guardiano", "il Colonnello"; personaggi definiti semplicemente dalla loro descrizione o dal loro ruolo nella storia.

Già dall'inizio, però, intuiamo la complessità e l'originalità dei due racconti.
Ne "La fine del Mondo" la separazione dalla propria ombra comporta l'abbandonare tutti i propri ricordi, il lasciare fuori dalle mura ogni legame con il passato e quindi perdere lentamente le proprie emozioni. La città è fredda, senza uno scopo, eppure perfetta nella sua assenza di odio e conflitti.
Ne "Il paese delle Meraviglie" il Professore che contatta il protagonista per affidargli un lavoro di cifratura dei dati vive in una complessa rete di grotte naturali che si diramano nel sottosuolo di Tokyo, dove ci si deve difendere da dei semi-umani chiamati "Invisibili" usando dei congegni che annullano il suono.

In entrambi i racconti i protagonisti, per quanto appaiano sicuri di se, sono del tutto ignari delle situazioni in cui andranno a finire. In un caso si infittirà il mistero su quale sia la reale funzione della città e delle sue leggi, nell'altro si renderà sempre più evidente di quanto il protagonista sia al centro di un preciso e fatalista schema di eventi iniziato molto tempo prima.

Un libro che ravviva continuamente l'interesse del lettore di pagina in pagina, mantenendosi sempre originale. Molte scene di dialoghi, profondi o triviali che siano, e pochissime scene d'azione vera e propria. Molto spazio è lasciato ai pensieri che i protagonisti fanno tra se e se, cercando di capire assieme al lettore quale sia il destino in cui sono incappati.

Un libro complicato, spietato e ricco di misteri, in linea con lo stile letterario di Murakami che, come al solito, ha ben poco di "giapponese".

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