Direttamente dal videogioco per Playstation2, senza praticamente alcun cambiamento, un manga fantasy molto ben disegnato ma sofferente del fatto di essere direttamente tratto da un videogioco.
Attratto dalla sua accattivante grafica e memore dell'unico capitolo della saga che ho giocato (Breath of Fire III), ho deciso di soddisfare una mia momentanea voglia di fantasy comprandomi questo volume.
E devo dire che, tirate le somme, non è poi malaccio.
Quella di Breath of Fire è una saga di videogiochi RPG nipponici che nasce ai tempi del Super Nintendo, per poi trasferirsi dal terzo capitolo alle console di casa Sony. Come i vari Final Fantasy e Dragon Quest anche qui non c'è una continuità da un capitolo all'altro e l'unico punto in comune sono sempre gli stessi protagonisti (Ryu, Nina, Cray) e la centralità dei draghi nello svolgersi delle vicende.
Motivo per il quale potete iniziare a leggere questo manga senza alcun timore, nonostante il "IV" che capeggia in copertina.
Qui veniamo a conoscenza della ragazza alata Nina, principessa di Windya, e del suo nerboruto amico tigrato Cray. I due, in viaggio alla ricerca della sorella di Nina, si trovano momentaneamente in panne in mezzo al deserto dove scovano una carovana disastrata, un drago che fugge immediatamente ed un ragazzo che non ricorda nulla del proprio passato.
Nel frattempo, ad un distanza non ben specificata, l'imperatore Fou-Lu discende sulla terra ma viene immediatamente attaccato dai suoi sudditi, i quali, seppure gli siano estremamente devoti, devono impedirgli di restare sul pianeta, anche a costo di ucciderlo.
Sia Ryu (il ragazzo recuperato da Nina e Cray) che Fou-Lu sono alla ricerca disperata di una persona della quale non conoscono l'identità.
Dopo questo incipit iniziale succede un po' di tutto. La rapidità con cui si susseguono gli eventi è spiazzante, probabilmente dovuto al fatto di dover coprire tutta la storia del videogioco in un numero fissato di capitoli. Così molti eventi che di norma avrebbero richiesto diverse pagine di dialoghi e di approfondimenti vengono risolti nel giro di poche vignette, inficiando un po' sulla credibilità dei personaggi che risultano un po' troppo succubi delle situazioni.
Anche i rapporti interpersonali sono molto superficiali, al limite di una sessione di gioco di ruolo tra amici (una scena può essere riassunta con: "Ehi, noto che al vostro party manca un robot psicopatico. Posso unirmi a voi?"). I protagonisti si spostano di luogo in luogo, trovano immediatamente delle persone disposte a dar loro informazioni ed offrire delle quest da risolvere ed agiscono unicamente in funzione del loro obiettivo.
Molto bello lo stile di disegno invece, che ricorda vagamente l'ottimo Etorouji Shiono di Ubel Blatt ma con un tratto vagamente più pulito e più preciso sulle prospettive dei volti.
Un fantasy carino da leggere, ma senza troppe pretese.
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