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19 aprile 2011

Ano Hi Mita Hana no Namae o Bokutashi wa Mada Shiranai - Primo episodio

Titolo chilometrico per un anime molto sentimentale e drammatico, assolutamente da evitare se siete giù di morale. Ma nonostante questo promette bene.


Una anime dedicato alla crescita, al come cambiano i nostri punti di vista, i nostri comportamenti e la nostra personalità in quella devastante transizione che ci porta dalla fanciullezza all'età adulta. Un cambiamento durante il quale dobbiamo essere pronti ad abbandonare il nostro passato o pagare un caro prezzo.

E questo è il dilemma principale del nostro protagonista, Jinta, un ragazzo che come molti altri decide di vivere come recluso sociale (hikikomori) restandosene chiuso in casa e, nella fattispecie dell'inizio della serie, passando le vacanze estive giocando al computer.
Peggio ancora quando la radice del suo dilemma gli appare davanti agli occhi dal nulla e solo lui sembra in grado di percepirla. Una radice nelle fattezze di una ragazza.


Costei, scopriamo più avanti, altri non è che la sua amica d'infanzia Meiko Honma, morta circa dieci anni prima. L'improvvisa apparizione di questo strano fantasma porta Jinta a ripensare alla sua infanzia ed alla compagnia di amici con cui passava l'estate ai tempi in cui anche Meiko ne faceva parte; mentre vagando per la città e rivisitando i luoghi della sua infanzia incontra gli stessi amici, ora completamente cambiati e divisi dal muro degli anni.

Meiko invece assilla Jinta come se gli anni non fossero mai passati, usando le espressioni ed i comportamenti che aveva dieci anni prima seppure ora nel corpo di una giovane ragazza, dimostrandosi del tutto incosciente di non far più parte del mondo dei vivi; cosa che rappresenta un elemento di trama che aiuta molto a stemperarne i toni altrimenti troppo drammatici.


La trama, in questo misto di fantasia e realismo, finora ricorda altre serie romantiche più blasonate come Kanon o Clannad rappresentando anch'esso un anime sentimentale dedicato ad un pubblico non solo femminile. Il che rappresenta sicuramente un pregio, sperando che non si perda come l'ultima citata.

Nello stile della caratterizzazione dei personaggi e soprattutto nel character design riconosciamo immediatamente lo studio d'animazione che ci ha fatto dono dell'ottimo Toradora con il quale condivide anche lo stesso regista (Tatsuyuki Nagai) e sceneggiatrice (Mari Okada). Per cui le carte in regola per un'altra ottima opera ci sono tutte.


Tra l'altro noto che Mari Okada rappresenta un'altro asso della manica dell'animazione nipponica essendo la sceneggiatrice di titoli come Canaan, Hanasaku Iroha, Fractale, Gosick, Kodomo no Jikan e persino alcuni episodi di Simoun nella sua prolifica carriera. Impressionante.

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