Il leggendario autore di Capitan Harlock e Galaxy Express ci propone una sua versione de La Locanda alla fine dei Mondi con uno strano retrogusto di "campato in aria"
Leiji Matsumoto ci ha regalato già molti capolavori che resteranno tali fino alla notte dei tempi, Capitan Harlock è diventato un personaggio che siede a diritto nell'Olimpo dei grandi eroi della fantasia accanto a Ken Shiro e Conan il barbaro e Galaxy Express 999 resta tuttora uno dei simboli di quella fantascienza meravigliante ed ingenua che è andata perduta con le disillusioni della vita adulta.
Ma allora dove potrà mai collocarsi questo manga in questo contesto di grande bellezza? Molto in basso. Più o meno all'altezza delle altre opere di qualità discutibile nate dalla mente di questo rispettabile anziano, come Cosmo Warrior Zero, Maetel Legend o Interstella 5555.
Il giovane Tatejima è un giapponese disoccupato in perenne carenza di denaro, finché un giorno un volantino con un'offerta di lavoro non gli viene lanciato attraverso la finestra da una misteriosa figura femminile che immediatamente si dilegua. Il lavoro prevede la sua assunzione come tuttofare presso un bar chiamato Miraggio, in cui è presente solo la proprietaria: la misteriosa maitresse Maya.
Tatejima si renderà presto conto di lavorare presso un locale tutt'altro che comune; ogni volta che finisce il suo turno ed esce si rende conto che l'edificio è svanito nel nulla, per poi riapparire quando deve tornarci; talvolta aprendo la porta si trova in altri luoghi, altre epoche o altri mondi e gli avventori provengono da qualsiasi luogo o tempo possibile.
Racconti dal Bar Miraggio è sinteticamente questo, vengono narrate le vicende dei vari avventori, tragiche o liete che siano, mentre il protagonista cerca di fare del suo meglio nel coprire il proprio ruolo nella speranza di coprire un giorno anche Maya.
La trama, come già citato, è molto simile al più conosciuto La Locanda alla Fine dei Mondi di Neil Gaiman, ma bisogna riconoscere una cosa molto importante: il manga di Matsumoto è stato pubblicato tre anni prima (1990).
Il problema principale di questo manga sono proprio le storie che ci vengono raccontate. Un po' superficiali, prive di mordente o di una qualsiasi connotazione poetica, i personaggi che vediamo lasciano il tempo che trovano e nel complesso manca un vero e proprio coinvolgimento da parte del lettore.
Tralascerò invece ogni commento sullo stile grafico, in quanto il design dei personaggi è diventato per Matsumoto un proprio simbolo ed il fatto che Maya sia identica all'archetipo di Maetel o Tatejima a quello di Tetsuro non lo si dovrebbe nemmeno far notare.
Leiji disegna così e lo apprezziamo molto per questo.
In conclusione un fumetto che non vale il proprio prezzo, dimostra un ottimo gusto retrò per l'impostazione e per i disegni ma è dotato di ben poca sostanza.
Un altro buco nell'acqua da un autore che comunque continuo ad ammirare.
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