Un prodotto insolito per il panorama giapponese, che purtroppo non convince sotto nessun aspetto.
Siamo in un futuro lontano, la tecnologia ha permesso di realizzare androidi che sono del tutto indistinguibili dagli umani, sia nell'aspetto che nel comportamento. La nostra attenzione viene centrata su quello che sembra essere uno spazioporto, in cui una gigantesca astronave a forma di medusa sta per attraccare.
Proprio mentre i passeggeri si stanno imbarcando un allarme risuona e blocca uno di questi: un androide sotto le mentite spoglie di una donna. Inizia dunque una lunga sequenza di combattimento tra lei (che si scoprirà poi essere un lui sotto camuffamento olografico) e gli androidi poliziotti.
Una lunga, interminabile, sequenza di combattimento in cui succede qualsiasi cosa. Pestaggi al limite della forza di gravità, pesci robot volanti che gli staccano una gamba, lui che si divide dalla metà inferiore del proprio corpo, si muove con dei propulsori e si va ad attaccare alla parte inferiore del corpo di un altro androide aggredito precedentemente. E poi, via, a continuare questa scena di battaglia tanto assurda quanto inutilmente lunga.
L'androide si schianta quindi sul pianeta deserto e di lui rimane solo la testa. Casualmente passano da quelle parti due civili, una ragazza in scatola ed il suo androide personale, che recuperano il reperto. L'androide ha subito la geniale idea di staccare la lingua, che funge da unità di memoria, ed installarsela; ma non tiene in considerazione il fatto che questa contiene un virus che lo priverà momentaneamente dei sensi.
E questo non è che il primo dei tre episodi che compongono questa mini-serie, di cui non vi anticiperò oltre nel caso voleste proprio decidere di guardarla.
Di per se, questo Baton, è più un esercizio di stile che un'opera vera e propria. Tanto per iniziare è interamente girato in rotoscope, che sarebbe poi la tecnica di filmare attori in carne ed ossa per poi disegnarci sopra (come già ne Il Signore degli Anelli di Ralph Bakshi del 1978), cosa che da' uno strano senso di discontinuità fra gli attori e l'ambiente che li circonda.
Lo stile grafico, inoltre, si allontana molto dalle altre opere nipponiche, rifacendosi molto più invece al film d'animazione canadese Heavy Metal del 1981 e al caro buon vecchio Tron del 1982 (si, quello bello), con uno stile molto retrò ed ingenuo.
Insomma un'opera che dal punto di vista visivo guarda molto al passato e molto verso l'occidente.
Di per se sarebbe anche un'idea lodevole, il problema è che la storia non regge sotto nessun aspetto. Le singole scene sono inutilmente lunghe e prive di contenuti, tanto che persino i combattimenti, dopo un po', risultano noiosi. Gli stessi protagonisti sembrano non avere la minima idea di ciò che stanno facendo ed in sostanza agiscono spinti dalla volontà della sceneggiatura più che per delle vere intenzioni.
Insomma si ha la netta impressione che gli autori volessero realizzare qualcosa che fosse originale ed insolito a tutti i costi, senza badare alla qualità effettiva del risultato finale.
Si, questo Baton è parecchio brutto.
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