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18 gennaio 2011

Recensione: La Malinconia di Haruhi Suzumiya (manga) - Volume 1


Pensavamo di stupirvi con effetti speciali, ma in realtà vi offriamo una pallida imitazione dell'anime.

In realtà non c'è' molto da dire su questo manga edito in Italia da J-Pop. In quanto assiduo e convinto fan dell'universo "Haruhi Suzumiya" ho sentito istintivamente la necessità di comprare il primo volume di questo manga (a parecchio tempo dalla sua uscita, ammetto), ma le mie aspettative non hanno trovato soddisfazione.

In realtà, con un po' di ingenuità, speravo di trovare qualcosa di più rispetto a quanto già conoscevo. Un nuovo punto di vista, dei nuovi particolari, lo sviluppo di dettagli non citati nella serie animata; ma quello che mi sono trovato di fronte è solo un rimescolamento di ciò che abbiamo già visto con uno sbiadimento generale dei punti di forza della saga.

Qui abbiamo una differente sequenza di eventi, che avvengono semplicemente in un ordine diverso da quanto già conosciamo, ad esempio qui Kyon si fa salvare la vita da Nagato ancora prima di far conoscenza con Mikuru. La narrazione accelera pesantemente sul corso degli eventi, liquidando tutta la parte introduttiva citandone solo gli elementi essenziali, proprio come se questa versione cartacea non fosse altro che un surrogato per chi ha già visto l'anime o letto i romanzi brevi.
La cosa che indubbiamente mi ha dato più fastidio è però il modo in cui è cambiata la caratterizzazione del protagonista. Qui è infatti diventato il solito liceale generico che vediamo in Kyosuke di Oh! Mia Dea! o in Keitaro di Love Hina. Tutto il suo freddo realismo è andato a farsi benedire per lasciare il posto al solito individuo generico di cui, sinceramente, non se ne può più.
Anche la personalità di Haruhi stessa è stata sensibilmente ridimensionata, portandola più verso la classica ragazzina ipercinetica.

Anche lo stile di disegno lascia molto a desiderare, molto meno curato e più primitivo di quanto ci si aspetterebbe di questi tempi. I personaggi appaiono piatti e buttati alla rinfusa e senza coerenza sulle tavole, si fa persino fatica a distinguere Kyon da Koizumi o da Taniguchi. Il resto delle vignette viene occupato da quelle due o tre linee per far ricordare a chi ha già visto l'anime dove ci si trova. E nulla più.

Insomma un'opera che trasuda accidia da tutti i pori, fatta esclusivamente perché "andava fatta" e senza impegnarsi troppo.
Da evitare.

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