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18 ottobre 2011

Guilty Crown - Nuova serie (TV)

Era uno dei titoli che attendevo di più da quando l'ho visto sullo schema degli anime della nuova stagione e per ora devo ammettere di averci beccato: robottoni, tecnologia e pathos!


L'anime parte già con alle spalle un paio di procreatori degni di nota: la produzione e l'animazione affidate alla Production I.G. (Ghost in the Shell: Stand Alone Complex, Neon Genesis Evangelion, tutti i film di Mamoru Oshii, FLCL ed un migliaio di altri ottimi titoli) in collaborazione con la Nitroplus (Fate/Zero, Puella Magi Madoka Magica, Steins;Gate...). Il regista e lo sceneggiatore sono tuttavia per la prima volta alle prese con un'opera interamente loro, quando prima si erano occupati di singoli episodi di qualche serie tra le più blasonate (Death Note, Black Lagoon...).

Il risultato è esaltante e commovente allo stesso tempo.

La prima inquadratura già ci dice molte cose sull'ambientazione della serie. Con una sola immagine capiamo immediatamente che una consistente parte di Tokyo è tagliata fuori dall'erogazione di corrente elettrica ed abbandonata a se stessa, mentre come l'Occhio di Sauron sulla Terra di Mezzo un faro all'apice della Tokyo Tower getta il suo sguardo sui territori circostanti, lambendo le parti celate dall'oscurità.

Il messaggio è chiaro: una città divisa tra chi possiede tutto e chi non possiede nulla, un governo repressivo che tutto vede e tutto giudica.


Immediatamente ci viene proposto un nuovo parallelo: un ragazzo (che dalla pettinatura identica a quella di Arma di Sacred Seven comprendiamo essere immediatamente il protagonista) sta placidamente ascoltando un video musicale sul suo computer palmare ed una splendida e malinconica canzone riempie le casse audio, contemporaneamente la ragazza protagonista del video si trova in ben altra situazione, intenta a fuggire da una sorte di centro scientifico inseguita da robottoni guidati a distanza.

E già qui riconosciamo un'impronta ghostintheshelliana, la ragazza sfoggia a tratti un dispositivo di mimesi ottica, ed un piccolo robottino con lo stesso sistema di locomozione dei Tachikoma ne precede i passi.

L'impatto emotivo iniziale è strabiliante: mentre un musica melodica ci riempie le orecchie, gli occhi ci mostrano la fuga disperata della fanciulla, salvata all'ultimo momento da una compagna alla guida di uno strano mecha.


Arriviamo così al mattino del giorno seguente. Il ragazzo che abbiamo visto nell'introduzione è uno studente giapponese sedicenne (baaastaaa!) di nome Ouma Shu ed in un suo monologo mentale ci viene spiegato quale sia la situazione del Giappone: dieci anni prima ci fu una pandemia virale che provocò una vera e propria apocalisse nella nazione, per contrastarla il governo è stato costretto a chiedere aiuto a nazioni esterne arrivando così a dover fronteggiare un colossale debito internazionale. Il Giappone si trova così a dover fronteggiare una grande crisi economica, dove molte aree di Tokyo sono abbandonate a se stesse ed altre aree sono sotto il diretto controllo dei militari.


Ed è proprio in un capannone abbandonato, dove ne ha fatto una postazione per creare video a computer, che Shu troverà per caso Yuzuriha Inori, protagonista del video musicale visto la sera prima e ricercata dai militari per aver trafugato materiale classificato.

Siamo solo a metà dell'episodio e da qui inizierà una storia avventurosa che coinvolgerà il giovane Shu, volente o meno.


La trama non è nulla che brilli di originalità, ne sono ben conscio, ma ha quell'insieme di mille piccoli particolari peculiari che la rendono molto particolare ed intrigante. Il connubio cantante famosa - governo repressivo - studente eroe potenziato - gruppo di resistenza - robottoni l'abbiamo già visto in molti altri titoli gloriosi del passato (vedi Megazone 23), eppure non dispiace affatto rivederlo ancora immutato al giorno d'oggi. Forse anche grazie al notevole comparto emotivo con cui hanno pompato la regia di questo Guilty Crown.

Stereotipati ma sempre graditi i personaggi, fatta eccezione per il protagonista. Abbiamo così l'eterea a misteriosa fanciulla attorno cui gira tutta la storia (che qui viene picchiata a sangue a più riprese), il figaccione a capo dei ribelli biondo con i capelli lunghi (che qui picchia tutti violentemente a suon di musica rock!), la ragazzina comprimaria che odia il protagonista e così via.

È un compendio di situazioni e personaggi stereotipati, ma perché qui funzionano ed in molti altri anime no? Semplice, grazie a due fattori: regia e sceneggiatura.
Significa prendere ciò che già c'è e dargli una nuova vita, saper ri-valorizzare concetti stantii e stra-usati. Saper usare a dovere musiche, inquadrature, dialoghi e mille piccoli tocchi di classe; ed lo staff dietro a questo anime sembra proprio saperlo fare.


Ovviamente i miei entusiasmi possono sempre lasciare il tempo che trovano e venir delusi in men che non si dica, ma per ora questa è una serie che promette molte belle cose. Attendo scalpitante i prossimi episodi per vedere quale esito avranno le mie speranze.

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