Cordiali lettori, è un inconfutabile dato di fatto. Tutti ne parlano e tutti lo sanno: è successo qualcosa al dark-fantasy di Kentaro Miura, e già da un bel po' di tempo.
Esistono storie fatte per avere una conclusione ben definita, limitate nella durata. Esistono storie fatte per cambiare in continuazione, teoricamente in grado di durare all'infinito non avendo uno scopo finale definito. Infine esistono storie che nascono per avere una ben definita conclusione, ma l'autore decide poi di renderla indefinita ed inizia ad allungare la trama sfruttando ogni pretesto possibile pur di non avvicinarsi alla fine.
Questo, signore e signori, è Berserk.
Ma andiamo con ordine.
Berserk nasce come un tetro dark-fantasy, maschio e senza pietà. La magia è rappresentata unicamente dalle oscene aberrazioni antropofaghe che danno ininterrottamente la caccia al protagonista, il Mondo stesso è un corrotto teatro di guerre e povertà ed il protagonista Gatsu è un uomo maledetto che si trova a combattere da solo contro avversari terribili usando solo la propria forza.
Questa situazione viene poi spiegata con un lungo flashback, in cui vediamo Gatsu nascere e crescere in un contesto violento ed egoistico, entrare a far parte di un piccolo ma fortunato gruppo di mercenari, trovare amicizia ed amore per poi perderli in un massacro senza precedenti. Il tutto in un contesto realistico e coerente persino considerando l'esistenza di creature infernali.
E poi...
Poi, dopo molti volumi di maschia e spietata trama di un uomo solo contro il Mondo, con una velocità abbagliante vengono introdotti nuovi elementi che sembrano voler abbassare il target d'utenza del manga. Gatsu trova nuovi compagni, ma questa volta non sono dei guerrieri sorretti solo dalla propria forza ed abilità, bensì un eterogeneo gruppo sbucato fuori da una generica campagna di Dungeons & Dragons, con elfi, chierici, acrobati, ladri, maghi e di peggio ancora. I mostri non sono più mutazioni da incubo di umani corrotti dai Cinque della Mano di Dio, ma troll, orchi, puffi ed altri mostriciattoli delle più comuni ambientazioni fantasy. Ed il tutto avviene senza una chiara spiegazione coerente.
Improvvisamente si trasforma da un dark-fantasy ad un fantasy generico a la Dragon Quest (con tutto il rispetto per Dragon Quest), dove la magia e le forze del bene hanno sempre la meglio. Persino la maledizione che affligge Gatsu viene ridimensionata ed il comportamento degli apostoli passa dal mangiare bambini e violentare donne all'uccidere soldati generici che comunque erano già pronti a morire. In un'occasione vediamo pure i suddetti apostoli allearsi con gli umani comuni per sconfiggere un male superiore, per poi diventare tutti amici.
Paragonandolo a cos'era il Berserk dei primi volumi, questa è la vera aberrazione.
Cos'è successo? Tralasciando l'ovvia strategia di continuare il manga perché continua a vendere bene (ed iniziare un nuovo progetto dal nulla sarebbe rischioso e folle) è probabile che l'editore di Miura gli abbia suggerito di rimaneggiare l'ambientazione per allargare il bacino d'utenza. In questo modo i vecchi lettori, più adulti, avrebbero comunque continuato a leggerlo per vedere come va avanti ed i nuovi lettori avrebbero avuto meno remore ad iniziarlo.
Se fossi più cattivo penserei semplicemente che Miura abbia esaurito le idee ed abbia preso come spunti le classiche situazioni da campagna di Dungeons & Dragons.
Il fatto finale è però inequivocabile: da allora ad oggi Berserk è diventato completamente un altro fumetto.
Oddio...è vero...è diventato una cosa tipo campagna D&D...diciamo da quando hanno incontrato Shilke più o meno no?
RispondiEliminaEd io son convinta che il re degli elfi sia Pak u_u
Anche a me piaceva di più all'inizio...