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25 maggio 2011

Norageki - Episodio autoconclusivo

Non ripeterò mai abbastanza di quanto odio la Computer Grafica da quattro soldi per animare i personaggi... ODIO! ODIO! ODIO! ODIO!


Ventiquattro minuti per raccontare una storia che vorrebbe essere interessante... ma che non ci riesce nemmeno per sbaglio.

Un agente governativo, una giovane hacker, una femme-fatale con il vizio del gioco d'azzardo, un ragazzino asociale, un vecchiaccio malefico ed un gatto si risvegliano in quella che sembra essere un'iper-tecnologica prigione abbandonata.
E qui finisce la parte interessante della trama.

Il resto è un'idea vagamente ispirata al film Cube del 1997, spogliata di ogni elucubrazione mentale e compressa in ventiquattro, ignobili, minuti. Come nel sopracitato film di Vincenzo Natali si vorrebbe che i protagonisti riescano a comprendere come affrontare e risolvere la situazione collaborando come un team. Nella realtà dei fatti in Norageki fa tutto la hacker, mentre gli altri o stanno a guardare o gironzolano a caso per la struttura.


Detto in altri termini si tratta di un anime che vorrebbe essere più profondo e complesso di quanto non sia in realtà, la banalità apparente della trama si rivela poi in tutta la sua possente mancanza di idee quando veniamo a scoprire qual'è il mistero che cela questa strana prigione. Un anime all'insegna dell'accidia, dove la svogliatezza di realizzare una storia interessante si accompagna alla svogliatezza di realizzare delle animazioni tradizionali, puntando invece sui soliti modelli 3D in cel-shading da quattro soldi.
Cosa che abbiamo già visto fin troppo spesso negli ultimi anni.

Posso capire che i gusti siano gusti e che molti anime da me massacrati possano avere degli apprezzatori, ma questo è proprio brutto. Punto e basta.

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