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08 marzo 2011

Recensioni letterarie: La Guida Galattica per gli Autostoppisti

Va da se. I manga sono cose che si leggono, la comicità e la fantascienza sono altri due elementi frequenti nei manga. Quindi carta, fantascienza, comicità: Guida Galattica per gli Autostoppisti. E sono qui per sconsigliarvene l'acquisto.


Bene, dopo aver attratto la vostra attenzione con questa foto molto moe della mia gatta, è il momento di farvi leggere il preambolo. Ogni tanto mi pare corretto parlare anche di libri, sia in quanto costituiscono una parte preponderante dei miei interessi ricreativi, sia per alzare artificiosamente il livello culturale di questo blog.
Il motivo per cui, tra tutti i libri che ho letto, io abbia scelto proprio questa saga è uno solo: mettervi in guardia.


La Guida Galattica per gli Autostoppisti nasce nel 1978 come un programma radiofonico di sei episodi in cui lo scrittore inglese Douglas Adams raccontava quasi a ruota libera un'improbabile avventura fantascientifica. Dalla serie radio si è poi evoluta una modesta serie televisiva e poi, come trascrizione e proseguimento di queste due una ben più conosciuta serie di libri, descritta dallo stesso Adams come "una trilogia in cinque volumi".
Ed è proprio di quest'ultima che intendo discutere.

Nel 2005 (o era il 2006?) vedo il divertente e riuscito film tratto da questa saga e ne esco molto soddisfatto. Nel 2010 incappo per un puro caso in tutti e cinque i libri in una botta sola nella mia libreria di fiducia e ne gioisco.
Leggo i primi tre libri e me ne pento.

Attualmente sono verso la fine del quarto libro e se pensavo che i primi tre fossero pessimi mi sono ricreduto, il quarto è ancora più insignificante di quanto potessi immaginare.
La spiegazione è abbastanza semplice. Douglas Adams ha molte idee molto divertenti, per di più supportate da alcune intuizioni geniali e molto caustiche sulla nostra società. La serie di questi cinque libri, infatti, altro non è che una parodia in chiave galattica delle assurdità della società umana con nascoste alcune idee filosofiche talmente estremizzate da risultare ironiche. E su questo bisogna darne credito all'autore.
Il vero problema è il bilanciamento di queste trovate comiche, che appaiono sporadicamente dopo decine e decine di pagine in cui non accade nulla. Se il primo libro ha la scusa di essere una parte introduttiva, e quindi le parti interessanti non sono molto frequenti, dal secondo in poi la situazione riesce pure a peggiorare. Per la stragrande maggioranza delle pagine dei volumi, infatti, non accade assolutamente nulla se non banali descrizioni delle attività del tutto insignificanti dei protagonisti. Chiaramente ci sono anche diverse scene d'azione fantascientifica, ma anche queste risentono dello stesso problema di un'assoluta mancanza di bilanciamento. Tutte le parti interessanti della saga potrebbero essere condensate tranquillamente nello spessore del primo libro e ci starebbero pure larghe.
Leggere questi libri significa prepararsi a dover sopportare lunghissime ore di pura noia per godere di qualche, effimero, istante di coinvolgimento.

Anche i personaggi che danno vita alle vicende sono stati una colossale delusione. La caratterizzazione dei protagonisti non ha nulla a che vedere con le loro controparti nella versione cinematografica. Qui sono piatti, monotematici, a malapena interagiscono tra loro, alcuni sono narrativamente inesistenti, altri semplicemente insopportabili persino al lettore. Nemmeno il robot depresso Marvin, vera stella del film, riesce a risultare divertente al di fuori dei rari momenti d'ilarità sopracitati.

Insomma una grandissima delusione che mi sentivo in dovere di esternare per indirizzarne i potenziali lettori verso un'esperienza più edificante. Vorrei parlarvi del mio scrittore preferito, Dostoevskij, ma credo che non sarebbero in molti a seguire il mio consiglio; quindi vi indirizzo verso il caro buon vecchio Neil Gaiman.

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