Finalmente un manga per Veri Uomini!
Vinland Saga, ora edito da Star Comics, lo tenevo già d'occhio da prima che uscisse in Italia. Ricordo di aver letto l'intero primo volume sulla rete tradotto in inglese e da allora ne sono rimasto ammaliato.
Nel contesto delle opere di finzione il medioevo, già dai tempi de Il Signore degli Anelli, ha sempre offerto una grande attrattiva sul pubblico. All'interno delle saghe medievali, quelle ad ambientazione nordica hanno spesso dimostrato di avere una marcia in più rispetto alle altre, offrendo dei connotati epici ed anche emotivi ben più marcati.
Nel mondo dei videogiochi abbiamo titoli meravigliosi come Valkyrie Profile: Lenneth (si, cito specificatamente il primo capitolo), Odin Sphere o il caro buon vecchio Rune; nella musica abbiamo l'epico ciclo di Der Ring des Nibelungen di Wagner; nel cinema abbiamo una pellicola di tutto rispetto come Il 13° Guerriero. Insomma, in un modo o nell'altro, la mitologia di Asgard riesce ad ispirare spesso e volentieri grandi titoli.
Questo Vinland Saga, però, si discosta dalla narrazione prettamente epica e fantastica di molte opere sopra citate per seguire piuttosto la realtà storica dei fatti.
Siamo nell'undicesimo secolo e le nostre vicende si focalizzano su tutte le terre bagnate dal Mare del Nord come Islanda, Inghilterra, Danimarca e Norvegia; i nostri protagonisti sono i dominatori di questi mari: i vichinghi.
È un'epoca di continue guerre, l'Inghilterra è un campo di battaglia dove Normanni, Danesi e Sassoni se le danno di santa ragione per il controllo del territorio. Là dove i primi devastano le coste e cercano di penetrare nel territorio i secondi cercano di mantenere i propri territori e sfondare le roccaforti sassoni. In tutto questo caos guerresco la nostra attenzione cade su una banda di vichinghi capeggiata dall'astuto ed esperto Askeladd, intenta a trarre il massimo profitto dalla situazione e a godersi tanta sana battaglia.
Thorfinn, un giovane sottoposto di Askeladd, è il protagonista principale delle vicende; il suo coinvolgimento nella situazione è unicamente dettato dal suo scopo di trovare l'occasione per vendicare la morte del padre, avvenuta per mano dello stesso Askeladd. La sua espressione è eternamente adombrata dall'odio, parla poco ed è sempre in disparte rispetto ai compagni, è un abilissimo guerriero ed assassino.
Ma questo non è che l'incipit iniziale di tutte le vicende, con il passare del tempo la storia continua inevitabilmente ad evolversi. Non è solo l'esito delle singole battaglie a determinare la situazione dei nostri protagonisti, ma anche i cambiamenti politici che sconvolgono il mondo che li circonda. Di principale importanza è infatti la situazione del principe Canuto, figlio di Sweyn, re di Danimarca, il cui destino incrocerà quello delle bande di Askeladd e del micidiale rivale mercenario Thorkell, cambiando le sorti dell'intera Inghilterra.
Niente draghi, orchi o magie, solo un'epica reinterpretazione romanzata di fatti storici realmente accaduti. Un storia di veri guerrieri che calcano le aspre terre del nord, dove a farla da padrone non sono solo la ferocia dei combattimenti, ma anche la sottigliezza delle tattiche e l'inganno della diplomazia. Persino il principe Canuto, che all'inizio viene facilmente scambiato per una ragazza, dalla durezza dei fatti che lo coinvolgono diviene anch'egli un uomo tutto d'un pezzo ed inizia a puntare con decisione alla corona del padre.
Una storia dura e bellicosa, continuamente punteggiata da un'imperante ironia che solo i popoli che vivono la battaglia come un gioco possono generare; una trama in rapida e continua evoluzione e dialoghi brevi, mirati e carichi di significato.
Nessuna sottotrama sentimentale finora, solo un profondissimo sermone sul concetto universale di amore, fatto da un prete ubriaco.
Come la trama anche lo stile di disegno mostra una continua ed evidente evoluzione. Se nel primo volume i volti sono quasi caricaturiali e privi di ombreggiature, col passare dei capitoli questi diventano sempre più realisti e grevi, senza tuttavia perdere mai un briciolo della grande espressività che l'autore, Makoto Yukimura, riesce a dar loro. I disegni in generale, fatta eccezione ovviamente per i volti, sono quanto di più realistico ci si potrebbe aspettare, con una maniacale cura dei particolari in ogni elemento presente nelle vignette.
L'autore non si cimenta in particolari esercizi registici per le inquadrature, si limita a mostrare le cose come stanno da un punto di osservazione generico, in pragmatico stile vichingo.
Insomma un manga che aspettavo da molto tempo, con protagonisti veri e coerenti con se stessi ed una trama che non cade mai nel banale. Senza fronzoli di sceneggiatura o momenti riempitivi fini a se stessi.
Insomma un manga "maschio" come pochi altri sanno essere, cosa di cui se ne sentiva davvero il bisogno.
Grazie Yukimura.
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