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12 gennaio 2011
Recensione: Until Death Do Us Part - Volume 1
In un fumetto che sembra uscito da metà anni '90 troviamo la fiera delle banalità.
Anche questa volta ho l'onore di recensire un'opera prima, questa volta del duo Hiroshi Takashige e Double-S. Edito da J-Pop per la collana "Seinen Manga" (per 'Seinen' in Giappone si indicano i 'giovani adulti' di sesso maschile, dovrebbe rappresentare la fascia d'età compresa tra i 18 e i 30 anni) il fumetto in questione rende subito chiaro il proprio target d'utenza già dalle prime pagine.
Siamo infatti nell'odierno Giappone ed una ragazzina di dodici anni sta venendo scortata contro la propria volontà da un gruppo di yakuza verso una destinazione sconosciuta (il loro covo, si suppone) quando, improvvisamente, scorge tra la folla quello che sarà il suo salvatore; scopriremo infatti più avanti il suo essere dotata della capacità di prevedere il futuro. Si tratta del salvatore più consono che potesse scegliere: il classico uomo duro con gli occhiali scuri, freddo come il ghiaccio ed imbattibile nell'uso della spada.
Lui è cieco, ma la cosa non lo limita, in quanto dotato di un sistema elettronico installato nei suoi occhiali scuri - a loro volta collegati senza fili ad un centro di controllo posto altrove - che gli permette di percepire la tridimensionalità degli oggetti come un sonar e possiede inoltre una katana con lama mono-molecolare in grado di tagliare qualsiasi materiale incontri.
Detto, fatto, ammazza tutti i mafiosi e si porta la ragazzina sul furgone dove risiede la centralina del suo sistema ottico ed il suo compare. I due sono un team, a sua volta parte di un'organizzazione più grande, che si occupa di eseguire giustizia sommaria là dove la polizia non può fare nulla: gli 'Elements Network'!
Come si può già intuire, a parte qualche piccolo particolare qua e la, non c'è nulla in tutta la storia che non sappia di già visto. Ogni cosa sembra essere stata presa a caso da vari film d'azione a sfondo poliziesco, a partire dalla caratterizzazione del protagonista, già fin troppo stereotipata.
Da un punto di vista questo è anche un bene, perché il ritmo con cui prosegue il manga segue a menadito quello di ogni buon film d'azione e risulta quindi essere in grado di mantenere il dovuto livello di attenzione senza mai perdere colpi; ma questo probabilmente è il solo punto a favore dell'opera.
Il tratto, pur mantenendo le proprie radici nipponiche, tende al realistico (tipico dei seinen manga) e non c'è nulla da eccepire su questo. Sfondi dettagliati, anatomie coerenti e volti quasi troppo inespressivi nel loro ricercato realismo. Ma il caso vuole che gli autori abbiano voluto inserire, in una maniera che risulta davvero forzata, un paio di gag ironiche in un orrendo contrasto con il resto del tratto che nulla hanno a che vedere con i toni e lo stile del resto del manga.
Insomma un manga che non offre nulla di nuovo in un panorama forse già saturo e che sbaglia clamorosamente già in fase di realizzazione della trama di base.
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