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01 marzo 2011

5cm per Second - una difficile recensione

Makoto Shinkai, dopo Hoshi no Koe, è meritatamente diventato uno dei maestri dell'animazione giapponese. Ma talvolta calca un po' troppo la mano sul suo essere poetico, come in questo caso.


Premetto in ogni caso che il DVD Box di 5cm per Second rimane comunque un buon acquisto, contenendo anche lo splendido Hoshi no Koe e un terzo DVD bonus contenete i corti di Makoto Shinkai.


Ma il vero problema risiede altrove, andiamo con ordine.
5cm per Second si divide in tre episodi dominati dal tema comune di quanto le distanze influenzino i sentimenti. In realtà il primo e il terzo episodio sono la prosecuzione della stessa storia, con il secondo episodio che fa da interruzione tra i due, ma questo non ha particolare importanza.

5 centimetri al secondo è la velocità con cui cadono i petali di ciliegio, come ci ricorda romanticamente la protagonista femminile all'inizio del primo episodio. Analogamente, secondo una mia interpretazione, cinque centimetri al secondo rappresenta anche il progressivo aumentare delle distanze che dividono i due protagonisti di entrambe le vicende.
Già, anche qui, come in Hoshi no Koe, vediamo delle storie sentimentali messe a dura prova da un progressivo distanziamento; fisico nella prima storia con i suoi due protagonisti che si trovano costretti a cambiare residenza e psicologico nella seconda in cui la protagonista si rende conto della propria impossibilità a raggiungere i sentimenti del ragazzo di cui è innamorata.


Tre episodi in cui Shinkai mette da parte le componenti fantascientifiche e belliche viste nei suoi due precedenti film per concentrarsi unicamente sul lato sentimentale delle questioni. La bellezza della fotografia e la notevole profondità dei dialoghi vengono diluite da lunghissimi silenzi, in uno stile registico che ricorda molto da vicino il cinema d'autore, ad esempio, di Krzysztof Kieslowski (il regista di Film Rosso, Film Bianco e Film Blu).
Questo indubbiamente nobilita l'opera da un punto di vista artistico, inducendoci efficacemente a provare le stesse sensazioni di smarrimento e lotta interiore dei protagonisti; ma nella pratica si traduce in una scelta che risulta difficile da digerire per uno spettatore casuale, che si trova a dover affrontare lunghi tempi morti in cui non accade nulla di significativo.


Un altro problema, peraltro direttamente collegato a quanto appena scritto, è il bilanciamento. L'intera pellicola è monotematica sul sentimentalismo più assoluto, non ci sono momenti di umorismo, di azione, di pathos o comunque di qualsiasi elemento che potrebbe aiutare a rompere lo schema lineare che si dipana ininterrotto per un'ora di lungometraggio.
Tre episodi di fila di sentimentalismo fine a se stesso sono una dura prova da superare, persino per la più tempodellemelistica delle coppie.


Gli aspetti che si salvano di questo breve film d'animazione sono le meravigliose immagini, alle quali comunque il buon Shinkai ci aveva già abituato con Hoshi no Koe e Kumo no Mukoo (che, porca zozza, non è ancora edito in Italia), e la profondità dei dialoghi. Persino le musiche, per quanto belle, sono costrette a seguire l'atmosfera generale dell'opera e pertanto si traducono in una sequenza abbastanza monotona di giri di pianoforte e violino.

In generale non è una pellicola che mi sento di bocciare, ma è comunque abbastanza difficile da digerire. Per fortuna c'è Hoshi no Koe a risollevare con convinzione il valore dell'intero box.

Alla prossima per la recensione dei cortometraggi.

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